Per chi frequenta il nostro centro il suo volto è ormai conosciutissimo. Un sorriso enorme, gli occhi affabili, la porta della sua stanza sempre aperta. Il professor Fabrizio Paolini dal 21 aprile è il nostro nuovo neuropsichiatra infantile.
Competenza ed esperienza che l’hanno fatto uno dei più importanti pediatri e neonatologi prima e neuropsichiatri infantili del Centro Italia poi.
“Collaborare con la Fondazione Roma Litorale è sempre stato un po’ il mio pallino – dice -. Da quando lavoravo al Grassi di Ostia. Conosco da anni questa struttura, la apprezzo e quando i nostri destini si sono incrociati ho accettato con entusiasmo la loro proposta”.
Un lungo percorso che l’ha portato a lavorare in molti ospedali di Roma e Abruzzo.
“Non mi sono mai fermato – scherza -. Ho lavorato per la Asl di Frosinone e Tivoli, al Grassi, al San Filippo Neri, al Policlinico, al San Raffaele di Sulmona solo per citarne alcuni. Ho sempre avuto un forte interesse per la neonatologia e la neurospichiatria infantile. Ci occuperemo soprattutto di diagnosi precoce. È importantissimo intervenire tempestivamente. E in particolar modo io di bambini fino all’età scolare, che è poi il mio campo. In Fondazione è sempre stato fatto un ottimo lavoro, vogliamo continuare a dare il nostro contributo a un territorio che ha tantissimo bisogno e in cui c’è davvero molta richiesta”.
“La collaborazione con il dottor Paolini è motivo di orgoglio ed è conferma di un lavoro fatto non sui numeri ma sulle persone e la qualità della presa in carico – dicono il direttore generale della Fondazione Roma Litorale, Stefano Galloni e il direttore sanitario Francesco Cesarino -. Ciò che interessa ai soci della Fondazione e al suo management è mantenere una unità valoriale e portare valore aggiunto in termini umani e professionali. In questo momento siamo limitati soltanto dagli spazi disponibili, il Municipio Roma X ha prodotto da oltre un anno l’atto di indirizzo, non abbiamo motivo di dubitare che la burocrazia indugi ancora impedendo a tanti bambini di avere supporto e al territorio di crescere. Come visibile e apprezzabile, siamo un punto di arrivo e non di mera partenza, è necessario comprendere dove crescere perché abbiamo una responsabilità sociale che forse a qualcuno sfugge: 1100 bambini in lista di attesa”.