Una Fondazione sempre più a trazione ‘femminile’. Il 76 per cento, per essere precisi. Un luogo dove disparità di genere e riconoscimento dei diritti sono concetti superati e fuori moda.
“Il Terzo Settore – spiega la presidente della Fondazione Roma Litorale, Ilde Plateroti – si conferma asset sempre più performante e al passo con i tempi. Per noi è un orgoglio che il 76 per cento del personale sia donna. E anche molte delle apicalità sono donne. Non è mai stata una discriminante né in un senso né in un altro. Prediligiamo le persone competenti e formate”.
“L’apporto femminile all’organizzazione è talmente rilevante e caratteristica distintiva che l’abbiamo fatto nostra da tempo – sottolinea il direttore generale Stefano Galloni -. Siamo un’isola felice, con tante mamme ma anche tanti papà per i quali, ben prima degli obblighi di legge, grazie ad una collaborazione eccezionale con le organizzazioni sindacali, abbiamo previsto il diritto a godere di permessi retribuiti per la nascita dei figli”.
Tante donne, tra le quali anche molte giovanissime. “Il terzo settore – sottolinea la dottoressa Simona Bernacchia, psicologa tra le ultime a entrare nella ‘famiglia’ della Fondazione Roma Litorale – offre molte possibilità a chi è adeguatamente formato, indipendentemente dal genere. All’interno della Fondazione ho avuto l’opportunità non solo di crescere ma anche di farlo rapidamente. Nel giro di poco più di un anno ho avuto modo di svolgere un tirocinio post laurea con obiettivi formativi validi e concreti e allo stesso modo inserirmi nel mondo del lavoro ottenendo ruoli sempre più in linea con la mia formazione”.
Un asset, afferma che “oltre alla possibilità di crescere e di avere soddisfazioni premia anche da un punto di vista economico e permette di essere indipendenti, cosa non da poco per chi inizia”. “Oggi inserirsi nel mondo lavorativo è sempre più complicato. A me è stata data un’occasione e trovarsi in così poco tempo al servizio di persone, in particolare bambini e giovani adulti con disabilità non ha prezzo”.
“Come si lavora in un ambiente prettamente femminile? Molto bene. Non solo il Presidente, le terapiste e l’area amministrativa, ma anche il supervisore del dipartimento autismo così come le neuropsichiatre di riferimento sono principalmente donne. Qui ho avuto modo di instaurare rapporti autentici con i colleghi. La cooperazione tra i membri dell’equipe è fondamentale. Si sono create anche amicizie che aiutano ad avere un clima lavorativo sereno e ancora più collaborativo e sinergico”.