I dati sanitari degli ultimi anni relativi ai casi di Adhd e Dsa dimostrano un trend in costante crescita. Tanto da essere definita una nuova emergenza sanitaria che ha investito, suo malgrado, anche la scuola che si è ritrovata a gestirla, spesso senza gli strumenti necessari
“Il numero crescente di diagnosi ha coinvolto anche il contesto scolastico – afferma la dottoressa Alba Sunshine Bettoschi Ratti, neuropsichiatra infantile responsabile dell’area ‘età evolutiva’ della Fondazione Isc Roma Litorale -. Parliamo di bambini che fino a qualche anno fa sarebbero stati semplicemente etichettati come maleducati, fastidiosi, agitati, inquieti. E ai quali oggi invece ci approcciamo diversamente. Studenti fragili, che di fronte alle richieste dell’ambiente tendono a frustrarsi facilmente, che manifestano spesso condotte di evitamento, opposizione e sfida, che li portano a entrare in conflitto con i loro compagni e gli adulti”.
La scuola si è trovata spesso impreparata a confrontarsi con ragazzi con Adhd.
“I quali avrebbero necessità di un piano educativo molto diverso da quello attuale: caratterizzato da pause frequenti, gratificazioni immediate, programmi didattici ricchi di materiali audio-visivi, lavori di gruppo, attività laboratoriali che possano favorire l’espressione di abilità e competenze nel pieno rispetto della propria individualità. Sarebbe necessario favorire strategie di didattica non competitive, le interrogazioni dovrebbero essere più orientate alla personalizzazione dell’apprendimento lasciando libero il bambino di sperimentare strategie d’apprendimento non convenzionali” sottolinea la dottoressa Bettoschi Ratti che spiega:
“Purtroppo tutto questo è spesso incompatibile con le caratteristiche del nostro sistema scolastico che poco rispetta le caratteristiche del singolo, portando avanti una didattica che prevede obiettivi omogenei che non valorizzano le specificità individuali. Per quello che riguarda l’intervento sul bambino questo dovrebbe essere integrato e multidisciplinare. La terapia cognitivo-comportamentale è fortemente raccomandata e talvolta andrebbe estesa a tutti gli ambienti di vita del piccolo paziente, compresi quello domestico e scolastico. A volte però l’intervento deve comprendere anche il recupero degli apprendimenti scolastici, qualora siano secondariamente compromessi dal disturbo dell’attenzione”.
“Come è stato per l’autismo ci stiamo organizzando per dare risposte immediate con un progetto e risorse specifiche, se del caso anche sperimentali, in attesa di interventi specifici del sistema sanitario nazionale, che per come continua ad essere congegnato non può nell’immediatezza coordinare omogeneamente, regione per ragione, le nuove sfide che si affacciano – dichiara il direttore generale della Fondazione ISC Roma Litorale, Stefano Galloni -. Un secondo passo lo abbiamo già fatto insieme ad altri organismi di terzo settore e singole famiglie, supportando il progetto holter, ideato dal Dott. Toni Lorenzo e reso operativo da una equipe multispecialistica tutta dell’Asl Roma 3, partendo dagli specialisti dell’Ospedale Grassi. Strumento che consente di effettuare diagnosi e rilevare dati anche per ADHD, fondamentali alla neuropsichiatria, di poter agire con efficacia e indirizzare la rete dei servizi territoriali e scolastici che operano sul bambino. Un fiore all’occhiello del Municipio Roma X, i cui costi e risultati, sono replicabili in tutti i macro e micro distretti sanitari. Con poco meno di 25mila euro è possibile fare la differenza in termini di diagnosi precoci e corrette. Lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle per l’autismo, questo è il primo punto da cui partire”.