di Moira di Mario ‘Il Messaggero’
Supporto alla didattica a distanza. Terapie specialistiche in multimediale. Organizzazione della giornata dei ragazzi via skype. Spesa e approvvigionamento di farmaci per le famiglie. Così la disabilità si riorganizza nel periodo della quarantena forzata da Coronavirus.
“Sono oltre 250 le famiglie che stiamo supportando in questo periodo di estrema emergenza grazie a oltre 100 professionisti impagabili – sottolinea il Ilde Plateroti, presidente di Anffas Ostia, l’associazione che si occupa di ragazzi con disabilità intellettiva e del neurosviluppo che ha sede nel X Municipio, tra le prime a riconvertire i servizi -. Per le famiglie abbiamo messo a disposizione i nostri operatori che stanno sbrigando per loro le pratiche più impellenti, in primis la spesa, la posta e l’approvvigionamento di medicinali, in modo tale da non dover uscire di casa. Questo fornendo la massima sicurezza sia agli operatori sia alle famiglie grazie alla rete istituzionale sulla quale possiamo contare”.
Anche le terapie cambiano volto: “La situazione che ci siamo trovati di fronte necessitava di rimodulare tutto il lavoro e quindi anche le terapie – spiega il direttore generale di Anffas Ostia, Stefano Galloni -. La tecnologia oggi è il miglior strumento per non interrompere il percorso riabilitativo e dare un sostegno alle famiglie. Le terapie in remoto ci permettono anche di organizzare la giornata delle persone con disabilità nel modo più funzionale possibile, di dare un aiuto alle famiglie nella gestione di eventuali ‘comportamenti problema’ che insorgono in questo periodo di interruzione della routine. O anche per modulare eventuali stati di ansia e strutturare attività psicoeducative da svolgere sul modello della terapia mediata dai genitori. Abbiamo messo a disposizione un sostegno psicologico per i lavoratori e per le famiglie. Riconvertito i servizi a distanza per i ragazzi con una disabilità intellettiva più grave”.
“Quella delle terapie a distanza è una soluzione alternativa e totalmente emergenziale – afferma Sara, mamma di Daniele un bimbo che frequenta ancora la materna -. Per i ragazzi con disabilità è comunque un momento importante nella loro giornata, un modo per staccare dalla routine quotidiana che spesso rischia di essere alienante, poiché privo dei momenti di socializzazione al quale è abituato, e non interrompere il percorso fin qui svolto. È naturale che la situazione sia sfiancante per tutte le famiglie e per i bambini. I genitori in questo periodo devono svolgere più ruoli: insegnante, educatore, psicologo, terapista. Sono mesi difficili, che stiamo affrontando con la prospettiva che saranno solo transitori”.
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